La leggenda tramanda la notorietà delle acque termali di Caldiero, conosciute già nella remota antichità romana.
Le "Acque della Bellezza", così chiamate dai romani, erano usate a scopi terapeutici in epoche molto antiche, si presume fin dai tempi dei "paleoveneti".
Le "Acque della Bellezza", così chiamate dai romani, erano usate a scopi terapeutici in epoche molto antiche, si presume fin dai tempi dei "paleoveneti".
Va ricordata la presenza dei Longobardi, degli Ungheri e soprattutto di Ezzelino da Romano, che nel 1233 distrusse il castello di Caldiero.
Per buona parte dell'Alto Medioevo, la Chiesa considerò disdicevole la frequentazione delle terme, che caddero progressivamente in disuso durante l'età medievale.
Le acque di Caldiero venivano allora utilizzate dalla gente locale per macerare il lino e da "macera" deriva l'antico nome "Masera", fonte dei bagni di Giunone.
Nei secoli XIV, XV, XVI la scienza medica dell'epoca, nella quale dominava ancora la teoria umorale (sangue, flegma, bile), riconosceva grande valore terapeutico alle acque termominerali e quindi di quelle della fonte di Giunone.
Con l'inizio della dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1400, a Caldiero vennero costruite le ville Da Prato, Ca' Rizzi e Zenobio ed iniziò il ritorno alla campagna che favorì, con ogni probabilità, anche la riscoperta delle Terme.
Nello Statuto della città di Verona furono inseriti provvedimenti per la loro tutela ("De aqua Masere optanda omni anno ante Calendas Maii"), che proibivano, fra l'altro, di usare l'acqua dei bagni per la macera del lino.
Il 14 luglio 1458 il Comune di Verona deliberò "pro balneo de Caldiero redigendo et reformando ..." e prese avvio la rinascita del bagno medioevale che, con la sistemazione architettonica della vasca cosiddetta "Brentella", risulta testimone unico dei bagni rinascimentali.
Nel 1459 il medico fisico veronese Aleardus de Pindemontibus, in una lettera inviata al Vescovo di Verona, Ermolao Barbaro, descriveva le qualità delle acque, l'origine del loro calore e dava alcuni consigli su come affrontare le cure termali.
Non poteva stabilire se l'acqua era calda perché riceveva il calore dalle viscere della terra, oppure dalle rocce sulle quali scorreva che contenevano zolfo e nitro, considerati a quel tempo minerali caldi.
Antonio Panteo, segretario del Vescovo di Verona, scrisse poi un'opera sulle Terme di Caldiero sotto forma di dialogo fra lo stesso autore, il Barbaro e il Pindemonte.
Durante le tre giornate a Caldiero, presso i nobili Banda, i tre illustri personaggi ragionarono sulle acque termali, con particolare riguardo a quelle delle fonti di Giunone, con riferimenti storici e filosofici ed osservazioni di carattere medico e scientifico.
Il dialogo resta scritto nel Monopanton, opera pubblicata dalla Stamperia Nuova di Venezia.
Furono pubblicate numerose opere sulle caratteristiche delle sue acque e nel 1493 fu anche nominata una commissione di Provveditori. L'area termale fu quindi delimitata da un muro e la Brentella assunse la struttura attuale.
In seguito, molti altri studiosi dedicarono la loro attenzione alle acque delle Terme di Caldiero: Boldiero C. (1473), Bianchelli M. (inizio 1500), Massa N. (1524). Fumanelli A. (1552), Fallopio C. (1571), Bacci A. (1573) ed altri ancora.
I giudizi di questi studiosi si basavano prevalentemente su valutazioni di carattere sensoriale (sapore, odore, calore dell'acqua), sull'osservazione del terreno circostante i bagni e della sabbia sul fondo, su prove di distillazione ed analisi: infine sui risultati dell'azione dell'acqua sui malati.
Giudizi di questi studiosi si basavano prevalentemente su valutazioni di carattere sensoriale (sapore, odore, calore dell'acqua), sull'osservazione del terreno circostante i bagni e della sabbia sul fondo, su prove di distillazione ed analisi: infine sui risultati dell'azione dell'acqua sui malati.
Iniziò così per le Terme di Caldiero un periodo di grande interesse che durò presumibilmente fino ai primi decenni del 1600. La gente accorreva da tutte le regioni vicine ed anche i personaggi illustri affidavano la loro salute alle virtù terapeutiche delle sorgenti termali. Una lapide marmorea, incassata nella parete esterna della Brentella, ricorda in latino il soggiorno per cure termali del marchese Federico Gonzaga nel 1524.
Qui inizia anche la storia recente dell'acqua delle Terme di Caldiero. Il frate camaldolese Ventura Minardo da Este, attento osservatore, analizzò fra il 1567 e il 1589, le acque minerali.
Le sue osservazioni e le sue analisi hanno un significativo valore storico e scientifico. Nel libro di Ventura Minardo troviamo interessanti notizie su Caldiero e sulle Terme, le malattie che i bagni e i fanghi possono curare, un elenco di persone guarite per effetto delle cure termali, consigli utili su come effettuare le cure ed infine la descrizione delle tecniche usate per analizzare l'acqua.
Nell'ultima parte del suo libro, V. Minardo descrisse in modo dettagliato i metodi usati per analizzare le acque delle Terme di Caldiero e i risultati conseguiti. Questa descrizione è particolarmente interessante perché testimonia anche il livello di conoscenze pratiche raggiunto dalla chimica tecnica nel 1500.
Il XVII secolo vide tramontare il modello di vita e cultura del Rinascimento con crisi sociali ed economiche, aggravate dal diffondersi di paurose epidemie. Anche il territorio veronese, fra il 1628 e il 1631 fu toccato duramente dal flagello della peste: la paura del contagio, le severe misure dei provveditori di Sanità della Repubblica di Venezia sulle merci e la promiscuità delle persone portarono all'abbandono delle Terme di Caldiero.
Così l'interesse per le caratteristiche e le qualità terapeutiche delle sue acque diminuì notevolmente e iniziò così un lungo periodo di silenzio che durerà fino alla seconda metà del 1700, quando si risvegliò l'interesse per le acque termali di Caldiero.
Nel 1792 due medici veronesi, Matteo Barbieri e Zenone Bongiovanni, risultarono vincitori del concorso bandito dall'Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti di Verona con il volume "Illustrazione delle Terme di Caldiero" pubblicato poi nel 1795 contenente molte notizie sulle Terme di Caldiero e sull'analisi delle acque e dei fanghi particolarmente interessanti per le loro proprietà medicinali. Anche due secoli fa la temperatura dell'acqua era di circa 27 gradi.
I risultati indicarono soprattutto la presenza di sali di calcio, sodio e magnesio, mentre confermarono l'assenza di ferro, nitro e zolfo già affermata due secoli prima dal frate camaldolese V. Minardo.
Nel 1792 due medici veronesi, Matteo Barbieri e Zenone Bongiovanni, risultarono vincitori del concorso bandito dall'Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti di Verona con il volume "Illustrazione delle Terme di Caldiero" pubblicato poi nel 1795 contenente molte notizie sulle Terme di Caldiero e sull'analisi delle acque e dei fanghi particolarmente interessanti per le loro proprietà medicinali.
Anche due secoli fa la temperatura dell'acqua era di circa 27 gradi.
I risultati indicarono soprattutto la presenza di sali di calcio, sodio e magnesio, mentre confermarono l'assenza di ferro, nitro e zolfo già affermata due secoli prima dal frate camaldolese V. Minardo.
Il gas contenuto nelle bolle che salivano dal fondo delle piscine, era un miscuglio di azoto, anidride carbonica e ossigeno e i fanghi depositati sul fondo avevano gli stessi componenti dell'acqua, ma in quantità maggiore ed in essi era presente anche il nitrato di potassio.
Concludevano quindi le loro analisi affermando che la temperatura moderata e l'equilibrato contenuto di sali minerali rendevano queste acque particolarmente adatte a guarire il maggior numero di malattie:
Suggerirono il periodo più idoneo per le cure, da marzo a novembre ma nessuna stagione era controindicata: era utile purgare l'intestino prima di iniziare la cura; era preferibile bere l'acqua al mattino direttamente alla sorgente e la quantità era relativa all'infermo e al male, comunque non più di mezza libbra ( 1/4 di litro) per un bambino e fino a sei libbre per un adulto (circa tre litri). Non era salutare immergersi nell'acqua sudati e rimanere immersi per troppo tempo (non oltre un'ora e mezza).
Nel libro ci sono anche alcune semplici riflessioni sull'origine del calore dell'acqua. In pratica l'acqua decomponendo nel sottosuolo il basalto e il tufo calcareo, di cui erano costituite le rocce, si appropriava dei loro componenti. Questi disciolti nell'acqua reagivano fra loro liberando il cosiddetto "calorico", ossia quell'elemento che i chimici dell'epoca ritenevano fosse presente in tutta la materia e che si liberasse durante le reazioni chimiche esotermiche.
Nel 1794 era stata costruita vicino alla Brentella anche una casa con vasche di marmo per bagni isolati, vasche che in numero di tre sono ancora conservate in loco, ma in quel periodo la provincia di Verona era invasa dagli eserciti francesi ed austriaci e la stessa zona di Caldiero fu teatro, fra il 1796 e il 1813, di importanti battaglie.
Non esistevano quindi condizioni favorevoli per il rilancio delle terme, che rimasero in abbandono per altri decenni.
Verso la metà del 1800, il Comune di Verona affidava ad alcuni cittadini la cura e il restauro delle Terme e a S. Castelli l'incarico della sorveglianza e della direzione medica.
Quest'ultimo curò anche la pubblicazione di un libro ("Le antiche Terme di Giunone in Caldiero: cenni storico-medici sulle medesime" - Daldo, Verona, 1864) con lo scopo di far conoscere al pubblico alcuni cenni storici sulle Terme e le caratteristiche delle sue acque.
Nel 1851 iniziarono i lavori di ristrutturazione della piscina Brentella: vennero sistemati i gradini di marmo e costruiti alcuni stanzini adibiti a spogliatoi.
Anche la piscina Cavalla fu sistemata e la casa adiacente fu ristrutturata e adibita a locanda, mentre già da alcuni anni esisteva una strada, costruita dal Comune di Caldiero, che collegava il paese al complesso termale.
Qualche anno prima, nel 1843 era stato affidato al farmacista F. Fontana di Lazise, l'incarico di ripetere le analisi delle acque, avvalendosi dei più recenti ritrovati della
chimica, che confermavano la qualità delle acque e in pratica concludevano una lunga ricerca iniziata quattro secoli prima (A. Pindemonte).
Rimanevano ancora da scoprire altre due cose: l'origine dell'acqua e del suo calore e il meccanismo dell'azione terapeutica.
Nei primi anni del 1900, il Comune di Verona incaricò un gruppo di scienziati e di tecnici di verificare la possibilità di captare le polle della piscina Brentella in profondità, sperando così di portare in superficie acqua più calda e più ricca di minerali. Nel corso di sei anni di lavori furono effettuate perforazioni fino a oltre 200 metri, ma senza apprezzabili risultati.
Negli ultimi anni il Comune di Caldiero, che dal 1967 è proprietario del complesso termale, e l'Azienda Terme, hanno affidato a medici, geologi, esperti di idrologia l'incarico di effettuare nuove analisi, ricerche e sperimentazioni per verificare la possibilità di utilizzare l'acqua per scopi terapeutici.
Trattasi di un'acqua tiepida, poco radioattiva, praticamente neutra (pH = 7.3), che contiene una quantità media di sali minerali (residuo fisso a 180°C 468 mg/l), soprattutto bicarbonati e solfati di calcio (Ca) e di magnesio (Mg), con la presenza di sodio (Na) e di potassio (K) (metalli alcalini). In queste caratteristiche chimico-fisiche e nell'azione combinata dei suoi componenti si devono quindi ricercare le qualità terapeutiche di quest'acqua.
Nell'anno 1977 sono state realizzate ed inaugurate il giorno 27 luglio, le vasche (piscine) moderne "Junior", per bambini, e l'olimpionica "Olimpia" per attività natatorie anche agonistiche.
Nell'aprile del 1990, infine, indagini geologiche-idrogeologiche (Frigo), determinarono che le acque meteoriche scendono al bacino termale, dalle Piccole Dolomiti e dai Monti Lessini, attraverso fratture a rilevanti profondità, dove vengono riscaldate dal calore terrestre, formano così una falda termica o meglio "un circuito geotermico che ha sede in un serbatoio carbonatico profondo", che scorre in profondità e che risale quando incontra le fratture del substrato roccioso soprastante le Terme di Caldiero.
La composizione chimica dell'acqua di Caldiero è molto simile a quella delle acque ipotermali dell'area Berica e dei colli Euganei e questo conferma che fanno parte di un grande circuito geotermale.
Negli anni 1992- 1995 fu ammodernata ed attrezzata per l'idromassaggio la vasca "Dugaletta".
Nel 1992 il Ministero della Sanità decretò le qualità terapeutiche delle acque e la Giunta della Regione Veneto, nel 1993, autorizzò il Comune di Caldiero ad usare le acque in stabilimenti termali e di imbottigliamento.
Nel 1995, infine, le vasche per balneazione sono state dotate di moderne apparecchiature per il loro controllo e la disinfezione controllata ed automatica delle acque. Va ricordato che, attualmente, le vasche del complesso termale sono cinque, tutte rifornite di acqua termo-minerale e che dai fondali delle vasche Cavalla e Brentella sorge acqua originaria termale, da numerose pozze, che si creano spontanee sul fondo